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Trizio come marker per l'inquinamento antropico e per la valutazione della vulnerabilità dei sistemi idrici sotterranei
Luogo
ENEA Brasimone
10/01/2022
Il Laboratorio Tracciabilità, nella sede del Brasimone, ha sviluppato una metodologia analitica per la caratterizzazione del trizio presente nell’acqua che arriva a valori molto bassi (0.2 - 0.3 TU).
Il monitoraggio della concentrazione di Trizio nelle acque sotterranee è uno strumento molto utile per la determinazione degli scambi recenti con le acque superficiali e della presenza di apporti antropici, soprattutto da materiali luminescenti. Il trizio (3H) ha sia origine antropica che cosmogenica: è prodotto nei test sulle armi nucleari e nei reattori nucleari ed è continuamente generato dall'interazione di raggi cosmici ad alta energia con atomi di ossigeno e azoto nell'alta atmosfera. Questi ultimi processi producono la maggior parte del trizio naturale del mondo. Si trasforma in un atomo di He (3He) per emissione di particelle con un'emivita di 12,32 anni (T1/2). Il breve periodo di residenza in atmosfera e la piccola emivita implicano che l'inventario naturale mondiale allo stato stazionario del trizio è basso e quasi costante (~ 70 x 106 Ci), sebbene una maggiore produzione di trizio durante i test atmosferici delle bombe nucleari tra il 1951 e il 1963 abbia cambiato l'impronta geochimica delle precipitazioni atmosferiche introducendo trizio antropogenico nell'atmosfera e successivamente nelle acque marine e di falda. La concentrazione di trizio nelle acque superficiali e sotterranee è correlata alla quantità di trizio nell'atmosfera e al tempo di trasferimento delle acque piovane dalla superficie alle acque sotterranee.